"Raggiungere la pace dei sensi" significa insegnare alla bambina come si pulisce la "seggetta" del water dopo che è uscito il babbo.
sabato 10 settembre 2011
domenica 28 agosto 2011
lunedì 15 agosto 2011
ricordando Fulvia
Ricordare Fulvia per omaggiarla
è facile…..l’ ho salutata una prima volta dall’ angolo dell’ ex Cinema
Parrocchiale Giosuè Borsi………respiravo a fatica, non ero riuscita in quei mesi
neanche a chiedere a Giovanna se Lei poteva ricevermi…….ora ricordo solo che ho
pregato molto per lei e dopo la prima a Marradi di “Hello! Dolly”il “musicall”
che proprio lei mi ricordava, a maggio le ho portato “rose bianche”.
Giovinetta sprizzava energia da tutti i pori.
Giovinetta sprizzava energia da tutti i pori.
“Ma Fulvia!!!!????”……no… non ti
faceva finire il discorso, intuiva al “volo” cosa volevi dirle, rigirava il suo
bel corpo sinuoso con una piroetta, faceva due passi, e tornava da noi esclamando
con enfasi “la vita è bella, ma voi, non ve la sapete godere!” quando cercavo
di scavarle “dentro” si chiudeva “a riccio”, sorrideva e sorridendo allora mi
guardava negli occhi fissa e mi diceva piano e molto lentamente “ lo sai, vero,
io la vita me la voglio goder”
Le doti comunicative non le
mancavano, ricordo che eravamo assieme a Faenza nell’anno 1966 (?) / 1967 (?) all’
Educandato “Istituto Righi” in Via Ugolino d’ Azzo Ubaldini……….. credo…
…..potete ridere ed anche
immaginare la lettera che mettevamo davanti a quell’ “Azzo”!
Era il mese di maggio, durante
la festa dell’ Istituto, nel teatrino
della Scuola Elementare del collegio.
Con Fulvia si poteva fare di
tutto: recitare, ballare e cantare , era anche un’ attrice nata.
Assieme ad una collegiale
fissata per le operette lei ed io cantavamo“Il Nabucco” di Verdi……
Vi verrà spontaneo pensare fra
di Voi, ma e l’ “Arpa d’ Or????”come avranno fatto a farla……
Si….si….si…. Lei faceva l’” Arpa
d’ or” con me…….dopo aver sorseggiato un bicchierino di Stock 84 in bottiglietta
piccina.
Era un’ artista nelle ricerche
storiche di archivio, non era mai contenta, ogni documento che con facilità
leggeva le apriva immediatamente nuovi percorsi di ricerca, ne restava quasi
affascinata e sorpresa esclamava “ci vorrebbe tempo e tanta pazienza che io non
ho più!”
Ho sempre saputo ben poco del
Maestro di Marradi, ma Lei, nel predisporre il suo testo sulla storia della
Badia di S. Reparata, me ne parlò così tanto e con un tale trasporto emotivo ed
entusiastico, che ci lasciammo esaltate con il fermo proposito in estate di
andare ad Avignone assieme per confrontare una sua opera, là presente, con
quelle della Badia.
Non ci siamo riuscite Lei ci ha
lasciato troppo improvvisamente.
“Quelli della mia età” a suo tempo
cantata ufficialmente da Francoise Hardy in francese e da Fulvia tradotta e
cantata in latino “maccheronico”, che tanto “maccheronico poi non mi sembra”
Illi qui habent
ipsam aetatem
Habent unquem
aliquem amare
Illi qui habent
ipsam aetatem
Habent unquem
aliquem stare
Et manu in manu
Iverunt planu planu
Iverunt inter vias
Loquendi amoris
Ego sola debeo
ire
Sola sola sine
amore
Sine quo
potesmi dare
Momentum amoris
Omnes dies et nottesque
Sunt egales per
me
Omniae maniae
sempre
Tristes est
manere
Soli sic
Illi qui habent
ipsam aetatem
Habent unquem
aliquem amare
Illi qui habent
ipsam aetatem
Habent unquem
aliquem stare
………………………………..
Quelli che hanno la stessa mia età io li vedo due a due passar. Quelli che hanno la stessa mia età hanno tutti qualcuno da amar. E, la man nella mano, se ne van piano piano, se ne van per le strade a parlar dell'amore. Solo io devo andar sola sola, senza amor, senza chi mi può dar un momento d'amor. Tutti i giorni e le notti sono uguali per me. Tutti pieni di noia. È triste restare da soli così! Quelli che hanno la stessa mia età fanno insieme progetti d'amor. Quelli che hanno la stessa mia età han negli occhi la felicità. E, la man nella mano, se ne van piano piano, se ne van per le strade a parlar dell'amore. Solo io devo andar sola sola, senza amor, senza chi mi può dar un momento d'amor. Con i ragazzi che han la mia età potrò anch'io conoscer l'amor. Con i ragazzi che han la mia età avrò anch'io qualcuno per me. Con la man nella mano per andar piano piano, per andar per le strade a parlar dell'amore. Io l'aspetto per restar sempre insieme, solo noi, solo noi a sognar una vita d'amor. |
sabato 23 luglio 2011
lunedì 4 luglio ore 5,15, è nato Michele di Lory e Clod con l' onorevole peso di kg 3,100, occhietti vispi, capelli neri lunghettini, bocca sensuale..............è proprio un ranocchietto come era suo padre con i tratti ingentiliti dalla beltà della madre.
Ha mantenuto il "movimento" iniziato in pancia a 4/5 mesi, lui và, chiacchiera con sè stesso e con tutto ciò che lo circonda, gesticola molto con mani e piedi, sorride spesso anche quando raramente dorme, assilimila repentinamente i rumori e con il corpo a questi si associa con movimenti da nuotatore provetto!
Quella sera antecedente del 3 eravamo in piazza ad ascoltare la Banda di Popolano quando sulle ore 10,30
Claudio telefona entusiasta e timoroso:"ci siamo, l' ho portata a Ravenna, mi hanno mandato a casa a prendere della roba, lasciate aperto il cellulare nella notte.......".........poi alle sei dell' alba successiva il nonno risponde addormentato, sorride e guarda con amore la nonna"E' nato, si chiama Michele, mamma e figlio stanno bene, forza vestiti, possiamo andare..."
Ha mantenuto il "movimento" iniziato in pancia a 4/5 mesi, lui và, chiacchiera con sè stesso e con tutto ciò che lo circonda, gesticola molto con mani e piedi, sorride spesso anche quando raramente dorme, assilimila repentinamente i rumori e con il corpo a questi si associa con movimenti da nuotatore provetto!
Quella sera antecedente del 3 eravamo in piazza ad ascoltare la Banda di Popolano quando sulle ore 10,30
Claudio telefona entusiasta e timoroso:"ci siamo, l' ho portata a Ravenna, mi hanno mandato a casa a prendere della roba, lasciate aperto il cellulare nella notte.......".........poi alle sei dell' alba successiva il nonno risponde addormentato, sorride e guarda con amore la nonna"E' nato, si chiama Michele, mamma e figlio stanno bene, forza vestiti, possiamo andare..."
sabato 4 giugno 2011
Silvana di Enzo:
18 maggio 2011 ore 9,30 nasce a Pesaro Giovanni con l' onorevole peso di kg 3, 750!
ore 16,30 Maria Vittoria va a trovare il fratellino che le ha portato un cavallino con in sella una spendida bambola bionda!
ore 16,30 Maria Vittoria va a trovare il fratellino che le ha portato un cavallino con in sella una spendida bambola bionda!
mercoledì 11 maggio 2011
domenica 10 aprile 2011
domenica 27 marzo 2011
venerdì 11 marzo 2011
La bambina che aveva deciso di non piangere più
Titolo:
LA BAMBINA CHE AVEVA DECISO DI NON PIANGERE PIU’
Nacque una volta una bimba in un paese su di un altopiano circondato da alte montagne. I prati erano verdi anche d’ estate e bianchi di neve d’ inverno. Le mucche che andavano al pascolo amavano il loro laghetto e solo quando arrivavano lì, chiacchieravano fitto fitto fra loro.
I genitori della bambina erano rimasti così affascinati dalla natura che li circondava, che la chiamarono Silvana. Il babbo dirigeva i contadini che coltivavano i campi ed allevava il bestiame che riposava di notte in due grandi stalle vicino alla casa dove Silvana cresceva con la sua mamma.
D’ inverno si udivano i lupi ululare vicino, ma Silvana non aveva paura, la casa era calda e babbo e mamma facevano con lei girotondo attorno alla tavola.
Poi un giorno arrivò Lei, la sua sorellina e la nonna ad aiutare la mamma.
La neve era alta due metri, lo spartineve la soffiava per aria, e le viole della mamma erano tutte sparite dalle aiuole dell’ ampio cortile dell’ azienda. Il babbo tornava dal bosco sulla jeep, i lupi di giorno stavano lontani, e le calze della Befana erano traboccanti di regali, carbone e sorprese tutte dentro alla stufa di terracotta della camera ove le bimbe dormivano con la nonna. Poi arrivava l’ estate, scendevano al mare al mattino tutti assieme e tornavano su la sera, le bimbe giocavano in cortile, andavano sull’ altalena, correvano con la bicicletta, la mamma giocava a canasta, la nonna scendeva a piedi al paese e le mucche tornavano correndo dentro le stalle all’ imbrunire.
Le bimbe non erano mai sole, avevano due cani che giocavano sempre con loro, uno grande grande con un lungo pelo bianco ed una cagnetta piccolina bassa bassa, pelo liscio sul marrone che si chiamava “Lilla”. La mamma lavava le sue bambine dentro grandi bacinelle l’ estate, quando era caldo e le bimbe giocavano nell’ acqua come in una piscina, poi arrivavano anche i bimbi di tutta l’ azienda a giocare con loro. A Carnevale erano tutti in maschera e si rincorrevano gioiosi per tutto il cortile senza mai uscire dal grande cancello che univa un piccolo muro che circondava l’ azienda.
Silvana andava a scuola in una falegnameria nel bosco vicino al paese, erano tanti bimbi e bambine di tutte le età, c’ era un po’ di fumo che usciva dal grande braciere messo nel mezzo a riscaldare le manine, così a volte Silvana tossiva e quando lo raccontava la mamma si muoveva a compassione e diventava la sua maestra personale.
Fù così che Renata, dal suo letto affaticata, insegnava l’ alfabeto e le tabelline a Silvana, che tutta compresa, appoggiava i suoi gomiti ad una sedia raccogliendo tutta la concentrazione possibile ed immaginabile, mentre Eleonora, la sorellina, correva su e giù per la stanza, poi, si fermava pochi secondi sul libro sopra la sedia, confondendo e facendo ridere ed urlare al contempo la sorella.
Il pavimento ballava sotto i piccoli passi di Nora e così il babbo Enzo che lavorava di sotto in ufficio, saliva, finalmente saliva e tutte e tre erano contente.
Le risate si sprecavano, tutte le “ariette” si cantavano, poi le bambine ballavano ed il babbo insegnava loro lunghi passi di valzer.
Ma il tempo non si ferma, passa, arrivarono stagioni diverse, e i sorrisi rimasero solo fra le due sorelline. Le domande si sprecavano ma gli adulti non rispondevano, quanto silenzio nella confusione di un paesaggio che cambiava, di una casa nuova, di una nuova mamma,di altri due fratellini ed una sorellina, di un’ altra nonna, di una dolce zia.
Poi la scuola, le nuove amichette vicine di casa, il caldo sole di una estate a giocare nell’ aia di Casa Gondi, il pavimento della casa di nonna Nunziatina ballava ancora sotto i passettini veloci delle tre bambine, che bello c’ era Anna la cugina più grande, loro l’ ascoltavano con attenzione e da lei imparavano a raccontare le novelle, a recitare, a cantare come la mamma ed a piangere quando fà bene al cuore e compagnia all’ anima quando è triste.
Silvana piangeva, piangeva tanto e spesso, sino a farsi chiamare “piagnucolona” per scherzo da tutti, ma poi dopo stava bene sia con se stessa che con gli altri.
Un giorno,però, un po’ scontenta, durante un gioco con la sorellina, alla domanda di lei“cosa desideri di più al mondo?” non riuscendo a dire “la mamma” disse “smettere di piangere sempre!” e la Nora prontamente le insegnò come si fà “ a chiudere ed aprire il rubinetto a comando!”sorridendo contenta di averle dato una risposta.
Poi la casa nuova era diventata piccola e stretta per tutti, la nuova mamma si era subito ammalata, ed il babbo doveva lavorare per tutti/e………così tutti/e crescendo presero la loro strada in silenzio per continuare a sognare, sperare e pregare.
Silvana diventò finalmente grande, incontrò sulla sua strada Domenico e con lui scoprì il bello di essere donna amata incondizionatamente, con lui e per lui scoprì il miracolo di essere madre di due meravigliosi ragazzi, e con lui e per lui iniziò un nuovo percorso di vita, e con loro e per loro diventarono nonni.
A Silvana piace molto camminare, anche da sola, fra le sue montagne ed ora anche al mare.
Ogni tanto si gira indietro a guardare, ma solo poco poco………..rincorre sempre un sogno: piangere calde lacrime di gioia……………un sogno che pregando Dio ora si avvera!
Poi subito ringrazia!
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