venerdì 11 marzo 2011

La bambina che aveva deciso di non piangere più

Titolo:

LA BAMBINA CHE AVEVA DECISO DI NON PIANGERE PIU’



Nacque una volta una bimba in un  paese su di un altopiano circondato da alte montagne. I prati erano verdi anche d’ estate e bianchi di neve d’ inverno. Le mucche che andavano al pascolo amavano il loro laghetto e solo quando arrivavano lì, chiacchieravano fitto fitto fra loro.
I genitori della bambina erano rimasti così affascinati dalla natura che li circondava, che la chiamarono Silvana. Il babbo dirigeva i contadini che coltivavano i campi ed allevava il bestiame che riposava di notte in due grandi stalle vicino alla casa dove Silvana cresceva con la sua mamma.
D’ inverno si udivano i lupi ululare vicino, ma Silvana non aveva paura, la casa era calda e babbo e mamma facevano con lei girotondo attorno alla tavola.
Poi un giorno arrivò Lei, la sua sorellina e la nonna ad aiutare la mamma.
La neve era alta due metri, lo spartineve la soffiava per aria, e le viole della mamma erano tutte sparite dalle aiuole dell’ ampio cortile dell’ azienda. Il babbo tornava dal bosco sulla jeep, i lupi di giorno stavano lontani, e le calze della Befana erano traboccanti di regali, carbone e sorprese tutte dentro alla stufa di terracotta della camera ove le bimbe dormivano con la nonna. Poi arrivava l’ estate, scendevano al mare al mattino tutti assieme e tornavano su la sera, le bimbe giocavano in cortile, andavano sull’ altalena, correvano con la bicicletta, la mamma giocava a canasta, la nonna scendeva a piedi al paese e le mucche tornavano correndo dentro le stalle all’ imbrunire.
Le bimbe non erano mai sole, avevano due cani che giocavano sempre con loro, uno grande grande con un lungo pelo bianco ed una cagnetta piccolina bassa bassa, pelo liscio sul marrone che si chiamava “Lilla”. La mamma lavava le sue bambine dentro grandi bacinelle l’ estate, quando era caldo e le bimbe giocavano nell’ acqua come in una piscina, poi arrivavano anche i bimbi di tutta l’ azienda a giocare con loro. A Carnevale erano tutti in maschera e si rincorrevano gioiosi per tutto il cortile senza mai uscire dal grande cancello che univa un piccolo muro che circondava l’ azienda.
Silvana andava a scuola in una falegnameria nel bosco vicino al paese, erano tanti bimbi e bambine di tutte le età, c’ era un po’ di fumo che usciva dal grande braciere messo nel mezzo a riscaldare le manine, così a volte Silvana tossiva e quando lo raccontava la mamma si muoveva a compassione e diventava la sua maestra personale.
 Fù così che Renata, dal suo letto affaticata, insegnava l’ alfabeto e le tabelline a Silvana, che tutta compresa, appoggiava i suoi gomiti ad una sedia raccogliendo tutta la concentrazione possibile ed immaginabile, mentre Eleonora, la sorellina, correva su e giù per la stanza, poi, si fermava pochi secondi sul libro sopra la sedia, confondendo e facendo ridere ed urlare al contempo la sorella.
Il pavimento ballava sotto i piccoli passi di Nora e così il babbo Enzo che lavorava di sotto in ufficio, saliva, finalmente saliva e tutte e tre erano contente.
Le risate si sprecavano, tutte le “ariette” si cantavano, poi le bambine ballavano ed il babbo insegnava loro lunghi passi di valzer.
Ma il tempo non si ferma, passa, arrivarono stagioni diverse, e i sorrisi rimasero solo fra le due sorelline. Le domande si sprecavano ma gli adulti non rispondevano, quanto silenzio nella confusione di un paesaggio che cambiava, di una casa nuova, di una nuova mamma,di altri due fratellini ed una sorellina, di un’ altra nonna, di una dolce zia.
Poi la scuola, le nuove amichette vicine di casa, il caldo sole di una estate a giocare nell’ aia di Casa Gondi, il pavimento della casa di nonna Nunziatina ballava ancora sotto i passettini veloci delle tre bambine, che bello c’ era Anna la cugina più grande, loro l’ ascoltavano con attenzione e da lei imparavano a raccontare le novelle, a recitare, a cantare come la mamma ed a piangere quando fà bene al cuore e compagnia all’ anima quando è triste.
Silvana piangeva, piangeva tanto e spesso, sino a farsi chiamare “piagnucolona” per scherzo da tutti, ma poi dopo stava bene sia con se stessa che con gli altri.
Un giorno,però, un po’ scontenta, durante un gioco con la sorellina, alla domanda di lei“cosa desideri di più al mondo?” non riuscendo a dire “la mamma” disse “smettere di piangere sempre!” e la Nora prontamente le insegnò come si fà “ a chiudere ed aprire il rubinetto a comando!”sorridendo contenta di averle dato una risposta.

Poi la casa nuova era diventata piccola e stretta per tutti, la nuova mamma si era subito ammalata, ed il babbo doveva lavorare per tutti/e………così tutti/e crescendo presero la loro strada in silenzio per continuare a sognare, sperare e pregare.

Silvana diventò finalmente grande, incontrò sulla sua strada Domenico e con lui scoprì il bello di essere donna amata incondizionatamente, con lui e per lui scoprì il miracolo di essere madre di due meravigliosi ragazzi, e con lui e per lui iniziò un nuovo percorso di vita, e con loro e per loro diventarono nonni.

A Silvana piace molto camminare, anche da sola, fra le sue montagne ed ora anche al mare.
Ogni tanto si gira indietro a guardare, ma solo poco poco………..rincorre sempre un sogno: piangere calde lacrime di gioia……………un sogno che pregando Dio ora si avvera!
Poi subito ringrazia!